Ore 8 del mattino, mi sveglio e guardo fuori dalla finestra la pioggia che continua a cadere ormai da diversi giorni. All’improvviso la mente ritorna al mio ultimo viaggio in Messico, quando ho deciso di partire con un biglietto di sola andata.
Ad un mese dal mio rientro, posso dire che il Messico mi è rimasto nel cuore; spesso perdo il contatto con la realtà ripensando ai posti da sogno che ho visitato, alle persone che ho conosciuto, ai piatti della cucina messicana che ho assaggiato.
Ne avevo lette e sentite di tutti i colori, prima di partire, e i consigli della gente erano sempre gli stessi: Fai attenzione, il Messico è pericoloso! Ma si sa, a certe raccomandazioni non presto molta attenzione, sono uno curioso e le cose devo andare a vederle di persona.
Mi ritrovo spesso a pensare a quando sono atterrato a Cancun senza contatti, a quella notte in cui mi sono perso mentre tentavo di tornare a casa dopo aver conosciuto due ragazzi messicani in un bar del centro, alla visita a Chichén Itzá con una travel blogger bielorussa più pazza di me.
E ancora al mare da sogno di Isla Mujeres, a quelle notti passate a scrivere gli articoli di questo blog, per spiegare a chi mi ha seguito a migliaia di km di distanza che la cosa più pericolosa forse era rimanere a casa, con un sogno chiuso in un cassetto.
Potrei proseguire a lungo, ma la verità è che quel viaggio è stata una delle esperienze più importanti di sempre; farlo da solo e con lo zaino in spalla ha reso il tutto un’avventura indimenticabile. Ed è a questo tipo di emozioni che d’ora in poi non posso più fare a meno.
Fare lo zaino e partire
Me la vado a cercare di nuovo un’esperienza simile, perché tornare da un viaggio così non è affatto facile. Puoi prenotare un biglietto aereo ed essere nuovamente in quella che è stata la tua casa per quasi 30 anni, raccontare ad amici e parenti tutto quello che hai passato e spiegare loro che non si è trattato solo di spostarsi da un punto A ad un punto B.
Il viaggio, quello vero e vissuto nella sua essenza più totale, ha un significato ben più grande ed è difficile, se non impossibile, raccontarlo a chi è rimasto a casa. Le facce incrociate tra pullman e ostelli, le persone che hanno sfiorato la mia vita; tutto quello che c’è stato in mezzo a quei due punti gira ancora vivo nella mia testa e da lì non uscirà più.
Cosa ho capito da questa esperienza? Che un viaggio del genere ti fa scoprire davvero chi sei e che cosa stai cercando nella vita. Perchè essere da solo dall’altra parte del mondo, con quel contrasto tra la solitudine che ti punge e la gioia che ti fa quasi piangere, è una sensazione impagabile.
È felicità allo stato puro, è libertà, è accorgersi che i sogni non fanno paura e li puoi realizzare, se lo vuoi veramente. Ed è per questo che non vuoi più stare fermo li dove sei sempre stato, prima di trovare il coraggio di mollare tutto e partire la prima volta.
E allora non mi resta che chiudere di nuovo lo zaino e partire, per continuare ad inseguire i miei sogni in giro per il mondo. Perché, dopo un viaggio così, mi sento più straniero dove parlano la mia stessa lingua; provo a far capire che sono cambiato ma chi è rimasto non lo capirà mai fino in fondo.
Il modo in cui sto crescendo, la differente percezione che ho di luoghi e persone, la perdita di abitudini che non voglio più ritrovare.
Non mi resta che andare, ancora una volta. Perché salire su un aereo e tornare a casa è semplice, ma è con la mente che mi accorgo di non sentirmi più davvero a casa.