Apro gli occhi, mi alzo dal letto e preparo un caffè, accendo il Mac e comincio a leggere le mail ricevute durante la notte, cercando di pianificare il lavoro della giornata, ma non sempre è facile riuscirci in questo periodo.
È da marzo 2020 che stiamo vivendo una situazione mai vissuta prima, ogni giorno con la paura di una quarantena o lockdown sempre dietro l’angolo.
E pensare che solamente un anno fa mi stavo preparando per il giro del mondo, mentre ora non posso nemmeno entrare in Italia, almeno fino al prossimo DPCM.
In tutto questo è difficile a volte trovare gli spunti necessari per continuare il mio lavoro, in un settore come quello dei viaggi colpito duramente dalla pandemia, una passione prima che un lavoro, costruito in circa 7 anni da quando decisi di lasciare un posto di lavoro fisso a Londra per lanciarmi nel mio folle progetto di nomadismo digitale.
7 anni di sogni e sacrifici spazzati via da un virus, senza sapere cosa succederà fra 1 o 2 mesi… a volte è davvero difficile trovare l’ispirazione senza poter nemmeno fare quello che amo di più… prendere un aereo e partire.
Dicevo del giro del mondo, il mio ultimo lungo viaggio che mi ha portato a visitare Messico, Stati Uniti, Singapore, Cambogia, Thailandia, Myanmar, Italia e Spagna tra la fine di ottobre 2019 e gennaio 2020, prima di fare ritorno a casa in Colombia.
Una bella esperienza con solo bagaglio a mano in giro per il globo e tanti biglietti di sola andata, quelle avventure di cui sento il bisogno di tanto in tanto.
Poi però, in poco tempo, tutto è peggiorato 🙁 Sono cambiate in fretta le cose, in quel momento nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo.
Ci siamo abituati a rimanere chiusi in casa, a lavarci le mani più del necessario e coprirci la bocca e il naso con una mascherina per evitare il peggio, ad affacciarci sui balconi e a sognare di essere liberi nuovamente.
Per me essere libero significa viaggiare, preparare lo zaino, caricarlo sulle spalle, entrare in aeroporto, controllare il tabellone delle partenze, prendere un aereo e partire alla scoperta di nuove città e luoghi sconosciuti.
Arrivare in un nuovo paese, scoprire culture lontane e fare esperienze di vita indimenticabili.
Come mi manca tutto questo!
E anche se ora è possibile nuovamente spostarsi per turismo, anche se con diverse limitazioni, non me la sento di fare lo zaino e partire, non ancora.
Magari fra qualche settimana cambierò idea, per il momento però non è semplice abituarsi alla nuova normalità, nonostante gli #andràtuttobene e i #torneremoaviaggiare c’è una parte di me che non è ancora pronta, e sente che non è il momento opportuno per prendere un aereo o un bus in tempi simili.
Sono troppi i rischi e le restrizioni da affrontare per godersi un Viaggio con la V maiuscola!
Complice l’isolamento forzato degli ultimi mesi sono ancora alla ricerca di un equilibrio difficile da trovare in momenti di incertezza come questo.
Quando ancora vivevo in Italia e avevo un (buon) lavoro a tempo indeterminato, spesso mi capitava di fermarmi per qualche istante e guardare fuori dalla finestra dell’ufficio: “Cosa ci faccio qui?” e “Gianluca, dove ti vedi fra 5/10 anni?” erano le domande più comuni.
Mi sono ritrovato per 5 mesi circa, la durata del lockdown obbligatorio qui in Colombia, a guardare ogni giorno fuori dalla finestra dell’appartamento in affitto in cui mi trovo a Medellín, e a farmi più o meno le stesse domande di quando lavoravo in ufficio.
Non mi lamento, anzi sono felice di essere dove sono… a livello personale però mi sembra di essere tornato a quegli anni, quando non sapevo bene in quale direzione proseguire, ma avevo il mondo a portata di mano ed era semplice trovare l’ispirazione se un giorno il mio ufficio era un café a Bangkok e quello successivo uno Starbucks con vista sulla Quinta Avenida di Playa del Carmen.
Queste restrizioni non aiutano a sognare in grande, come ormai ero abituato a fare, a pianificare la prossima avventura senza rischi e perché no, senza mascherina.
Ed è per questo che a volte mi manca quella creatività necessaria per portare avanti un lavoro come il mio e i tanti blog di viaggi lanciati quasi per gioco nel lontano 2013, per spingermi oltre i miei limiti, per guadagnarmi da vivere con una folle idea: girare il mondo con il laptop nello zaino e continuare a lavorare da qualsiasi parte del globo.
La creatività che trovavo facilmente entrando in un aeroporto, volando con i pensieri osservando le nuvole fuori dal finestrino, svegliandomi in una città sconosciuta, o semplicemente sognando mete lontane.
Ho dedicato a questo progetto gli ultimi anni della mia vita, andando contro ogni logica e buon senso che mi voleva ancorato ad un posto fisso, per raggiungere la libertà di viaggiare e vivere in tanti paesi differenti, libertà che però abbiamo perso tutti negli ultimi mesi.
Ho fatto di testa mia e sono riuscito ad avere tante soddisfazioni, ma purtroppo un virus ha messo tutto in discussione.
Siamo stati tutti costretti a cambiare le nostre abitudini e a reinventarci, e anche io ho dovuto riorganizzare le idee, fare nuovi esperimenti, lanciare nuovi progetti e chiuderne alcuni a cui ero molto affezionato.
Ma amo il mio lavoro, amo viaggiare e scrivere, dare consigli, aiutare la gente attraverso i miei racconti e gli articoli pubblicati e, nonostante il settore dei viaggi e del turismo sia uno dei più colpiti dalla pandemia, non ho intenzione di fermarmi proprio adesso.
Scrivo queste righe come sfogo personale, per mettere nero su bianco tutti quei pensieri sparsi che mi girano per la testa da tempo, per rileggere questo articolo quando questo virus sarà solo un brutto ricordo, e per non perdere di vista l’obiettivo più importante: guadagnare nuovamente la libertà di essere creativo a modo mio, in giro per il mondo.